La vita dagli occhi di uno studente del Liceo Scientifico Sportivo

La vita dagli occhi di uno studente del Liceo Scientifico Sportivo

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Sembra tutto così surreale.

Le mascherine le vedevamo solo nelle serie tv, le grandi pandemie le abbiamo soltanto lette nei libri di scuola...mai avremmo potuto immaginare che un virus  avrebbe potuto modificare, in modo così brutale e veloce, il nostro quotidiano, le relazioni sociali, privandoci anche dei piccoli gesti che prima ci risultavano scontati.

Esattamente un anno fa, il 17 novembre 2019 ci fu il primo caso di Coronavirus in Cina.

Inizialmente eravamo convinti che il virus non avrebbe mai raggiunto l’Europa, eravamo quasi incuriositi da ciò che stava succedendo, attratti dalla novità, ma non preoccupati. 

A inizio 2020 i primi casi in Italia, poi a febbraio il governo ha annunciato la chiusura delle scuole per una settimana. Inutile spiegare l’euforia di quel momento, per noi studenti sembrava un sogno poter “staccare” un attimo la testa dalla scuola. 

Venivano pubblicate una marea di notizie, molto spesso contraddittorie e i telegiornali davano costante e asfissiante aggiornamento sul numero di contagi, che erano, giorno dopo giorno, in forte aumento. 

In seguito il governo ha esteso il periodo di chiusura delle scuole e man mano vennero chiusi anche bar, discoteche, palestre, piscine, ristoranti…

Poi per cinque mesi tutto si fermò. Lontani da tutto. Lontani da tutti. 

Quello che ci ha spiazzato di più è stato il fatto che da un momento all’altro, il nostro futuro, le nostre idee, i nostri sogni ci sono risultati improvvisamente incerti e sono stati rimpiazzati da dubbi e paure.

“Il pensiero del futuro ci rende qualcuno”, ora le nostre certezze vacillano, tutti gli sforzi e i sacrifici fatti sembrano non aver portato a nulla.

Il tempo è preziosissimo, e mai come ora mi sono resa conto che  a volte l’ho sprecato inutilmente perchè non ho saputo godere della sua bellezza.

In questo tempo spesso veniamo colti da una strana monotonia, a cui non eravamo abituati, vista la vita frenetica che facevamo. Serate con gli amici, feste, impegni sportivi, allenamenti, scuola...era più il tempo che stavamo fuori casa che quello che trascorrevamo con la famiglia.

Alzarsi, fare le videolezioni, mangiare, dormire...un ciclo infinito che si ripete ogni giorno.

Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato mettere il mondo “in pausa”; ora guardando dalla finestra, lo vedo. Le strade deserte, il cielo sereno, nessuno nei marciapiedi, le vie, i negozi chiusi. Anche i telegiornali  ci mostrano i vari scenari di questo mondo, che il più delle volte mi fanno venire i brividi.

I mesi di quarantena ci hanno fatto toccare con mano cosa vuol dire “solitudine”, e di conseguenza l'importanza del rapporto con i propri amici e familiari.

Le prime settimane, almeno per me, mi sono servite per riprendere fiato dalla vita che facevo tra sport, scuola, varie attività pomeridiane.

È stato un periodo di riflessione, un tempo per conoscersi meglio, riflettere sulle proprie capacità e fantasticare sul proprio futuro. 

Dopo alcuni mesi però, per tutti questa situazione è diventata molto pesante.

Poi arriva l’estate, i contagi diminuiscono, si lascia spazio al divertimento e alla voglia di stare con gli amici.

Da settembre 2020, i virologi dicono che molto probabilmente ci sarà una seconda ondata.

Siamo a metà novembre e la battaglia con il virus è ancora aperta.

L’interesse, l’ambizione, la speranza e le sicurezze che si erano rafforzate nei mesi estivi, ora sono di nuovo in bilico.

Le scuole superiori adottano la didattica a distanza, mentre medie ed elementari continuano in presenza. 

Noi studenti eravamo convinti che da settembre ci fosse stata almeno la possibilità di riprendere la “normale vita scolastica”...purtroppo però la situazione è ancora molto delicata.

Prima che questo virus iniziasse a impadronirsi delle nostre giornate, prima che iniziasse a dettare legge, prima che provocasse tutto questo dolore, non eravamo nemmeno coscienti della vita che facevamo, di quanto fortunati siamo. 

Avere una famiglia, delle cure mediche, andare a scuola o semplicemente avere un lavoro che ti assicuri uno stipendio stabile, era diventato talmente scontato che solo dopo questi mesi di lockdown ne siamo diventati consapevoli.

Quando finirà? 

Tutti ce lo stiamo chiedendo e la risposta, che resta sospesa, ci fa soffrire. Tuttavia dobbiamo continuare a sentire che questo è il “qui ed ora” dove rimane necessario dare il meglio di noi.

 

Angela Marchetto - 2^ liceo scientifico